Il cane che mi ha migliorato la vita

By Pierpaolo Alessio on 24 Settembre 2022 — 5 mins read

Si chiama Agata, il nome non l’ho scelto io, é arrivata a casa nel 2017, non avevo modo di prendere un cucciolo ed è arrivata lei, siamo andati a prendere all’aeroporto la Signora Agata.

È un cirneco dell’Etna, da millenni il cane da caccia siciliano, cane di taglia media, slanciato, con le orecchie enormi e il muso a cuneo. Razza primitiva che ha subito pochissime modifiche. Fiuto eccezionale, agilità, velocità ed eleganza. Almeno questo dice Wikipedia.

Quando l’ho vista ho pensato che dimostrava più anni di quelli scritti sui documenti, e il muso sbiancato negli ultimi 2 anni confermano che dovrebbe avere raggiunto una decina, se non una dozzina di primavere.

La signora Agata mi ha migliorato la vita. In un elenco numerato di modi diversi.

1. Responsabilità

Un cane adulto ha carattere, il suo carattere, non quello che ti aspetti. Un cane adulto ha abitudini e consuetudini.

La signora Agata mangia le sue crocchette, non le altre. La signora Agata mangia il suo umido, comprato o cucinato in casa, ma non altro. La signora Agata ha necessità da signora di una certa età, deve passeggiare almeno un’ora al giorno, due sono meglio, ma siccome ormai ha il muso bianco e le zampe anzianotte, non bisogna esagerare.

Questo è un elenco di cose facili. Ricordare abitudini, necessità e consuetudini mi ha insegnato a prendermi la completa responsabilità di un essere vivente che dipende interamente da me.

2. Il senso della vita

Anche se facciamo di tutto per nasconderlo a noi e agli altri, siamo mammiferi, animali. Abbiamo bisogno di sole, aria, acqua e di toccare il suolo con i piedi per stare bene. Un cane te lo ricorda ogni mattino al risveglio, un paio di volte (le piacerebbe, ma non sempre riesco) durante il giorno e una volta la sera.

3. Bisogni

Un cane non è la somma delle sue caratteristiche. Ogni cane è un animale sociale complesso e unico.

La signora Agata punta alle mani, se ne vede una a tiro, ci sfrega il muso. Non lecca, non mordicchia, non usa le zampe, lei appoggia la sua testa alla mano che pende dalla spalla poggiata allo schienale della sedia o del divano. Grattarle la testa è la cosa migliore che si può fare, ma anche se la sgridi, lei continua fino a che non togli le mani.

La signora Agata non chiede cibo, lei ti guarda con lo sguardo di chi ha subito la fame, la fame che viene con una gravidanza di 6 cuccioli da fuggitiva nelle roventi campagne del palermitano d’estate. Solo a pensare ad un’esperienza del genere mi vengono le lacrime, come fai a non tirarle un pezzetto di pane?

4. Esperienza

Agata ha vissuto tutte le esperienze che la vita offe ad un cane. È nata in campagna, è stata addestrata a cacciare, ha cacciato animali vivi, ha ucciso, ha reso fiero un cacciatore. Ha vissuto nella sua comunità ed è stata utile alla sua comunità.

Poi è stata abbandonata (o è scappata) e ha vagato per mesi, affamata per le campagne. Probabilmente ha trovato un nuovo compagno e una nuova famiglia, la immagino libera e felice di esserlo, poi il dramma.

Troppo magra per completare la gravidanza da fuggitiva si è lasciata svenire sul ciglio di una strada, con il ventre pieno e le zampe tremanti, la rogna, le orecchie molli, senza pelo e senza forze.

È stata salvata da un’associazione di volontarie forti e fiere, curata e coccolata, ha partorito, ma un cucciolo non ha mai salutato fratellini e sorelline. Ha nutrito ed è stata nutrita. La lehismania non ha attecchito nei sui cuccioli, ma ha sfinito lei.

Svezzati e salutati i cuccioli, la malattia l’ha scavata e indurita, ma ha resistito per molti mesi alle cure e alle visite dai veterinari fini a quando non è stata condotta ad una gabbia da viaggio, che ho aperto poche ore dopo.

Il mio cane ha vissuto più esperienze di me, e ogni volta che incrociamo lo sguardo, me lo ricorda, che non sono il suo “papi”, non sono il suo “umano di riferimento”, non sono quello che le da da mangiare e che le mette la coperta quando dorme sul divano. Sono solo l’ultimo umano che lo farà.

Un umano molto fortunato per aver subito una minuscola porzione di avversità rispetto a quelle che la signora Agata ha vissuto.

5. Compagnia inaspettata

Ogni cane ha il suo carattere, e questo è scontato. Agata non mi ha mai cercato nei momenti tristi ed è sempre stata invadente e egocentrica in quelli felici, ma la costanza con cui ha sempre richiesto il minimo possibile di attenzioni e cura nei momenti in cui stavo male, sia fisicamente che tutto il resto, mi ha sempre fatto pensare che le cose di cui abbiamo bisogno sono un pasto caldo, una cuccia morbida, una mano amica e una passeggiata, che da soli va bene, ma in due è meglio, anche se uno dei due raccoglie la cacca dell’altro.

6. Abbaiare

La rabbia è uno strumento, va usato quando serve. Abbaiare non è mai fiato sprecato. Abbaiare troppo annoia anche chi abbaia. Scrivere troppe metafore in una frase anche, quindi mi fermo qui.

Conclusioni

Prendi un cane, prendete un cane, non un cucciolo, un cane.
Ce ne sono tanti che hanno bisogno, e non dii cani, ma di persone indecise, se non sapete se volete un cane, in realtà ne hai bisogno pere tutti i motivi che ho scritto sopra.

Se pensate di non saperlo educare, prendete un cane maturo già educato, ti insegnerà lui o lei come si educa un suo simile. Poi forse sarai prontə per un cucciolo.

I cambi tra plurale e singolare non sono un errore, se sei solə puoi rileggere tutto al singolare e funziona. S non sei solə nella scelta, rileggi tutto come l’ho scritto con la consapevolezza che è corretto così.

Sappi che il cane sente il tuo bisogno e con un minimo sforzo, sceglierà di soddisfare quel tuo bisogno, ma mi dicono che i cani scelgono un solo umano di riferimento per volta, io penso che lo scelgano in base a questo.

Agata vi saluta. Sta bene eh, non è un post di commiato, che non mi son mai piaciuti i coccodrilli.